LA SFIDA DEL “LESS IS MORE”

Di admin | Monday February 20th, 2023 |

Lasciando la strada di San Martino sulla Marrucina – da un lato la moderna cantina, di fronte la casa di famiglia diventata iconica nelle famose bottiglie di Villa Gemma – proseguiamo verso Casacanditella, verso il Castello di Semivicoli che rappresenta il fiore all’occhiello delle tenute Masciarelli, fra vino, ospitalità, eventi, cultura. L’azienda, fondata 40 anni fa dall’indimenticabile Gianni Masciarelli, imprenditore visionario, pioniere del moderno vino abruzzese, è guidata da Marina Cvetic, assieme alla figlia Miriam Lee che rappresenta la nuova generazione Masciarelli con i fratelli Chiara e Riccardo. Se il cuore storico della proprietà è fra queste colline teatine che guardano la Maiella e panorami che corrono fino al mare, i vigneti si estendono in tutte le province della regione. Vitigni autoctoni e internazionali, un brand italiano, famoso nel mondo, affermato nei mercati esteri, che ha scritto pagine importanti della storia del Montepulciano in ambito internazionale, senza dimenticare il Trebbiano, alla cui Doc, che quest’anno festeggia 50 anni, ha sempre dedicato più di un’etichetta.

Quale è la visione del Trebbiano che Gianni Masciarelli ha consegnato all’azienda?

“La visione è riassumibile in cinque punti chiave: qualità, biodiversità, centralità del territorio, coerenza e personalità. Per trasformare tutte queste parole in qualcosa di reale è necessario impegnarsi nella ricerca dell’eccellenza. Conoscere il territorio, scegliendo quello più vocato, dare il giusto tempo alla vite di crescere, formarsi e diventare parte integrante con il terroir. Solo lavorando così si ottengono risultati concreti che portano le uve ad esprimersi nella loro massima qualità. Ogni bottiglia di Trebbiano ci regala un’interpretazione e un’emozione sempre unica e diversa”.

Oggi cosa rappresenta il Trebbiano per il mondo Masciarelli e come è percepito questo vino?

“Rappresenta un vino molto importante e contiamo molto nella sua valorizzazione. Nonostante sia un vitigno molto difficile, abbiamo fortemente creduto nelle sue potenzialità e nel suo lungo affinamento. Durante la degustazione che il Consorzio ha dedicato ai 50 anni della Doc Trebbiano all’ultimo Vinitaly, abbiamo degustato il Trebbiano d’Abruzzo Castello di Semivicoli 2005 e siamo rimasti tutti piacevolmente colpiti dalla sua freschezza ed eleganza dopo ben 17 anni. Il Trebbiano è sempre attuale sia nella versione quotidiana sia in quella riserva, per questo sono convinta che debba essere promosso e valorizzato anche se occorrono tempo e molta pazienza”.

Dopo la pandemia e i venti di guerra, come sta reagendo il mercato del vino in Italia? E all’estero?

“Il post pandemia ci ha portato tempi difficili a causa dei tanti aumenti di costi per tutte le aziende e la concorrenza internazionale è sempre molto alta. Da parte nostra il Dna dei vitigni autoctoni offre ancora tante possibilità di sviluppo. Il nostro lavoro è una sfida ma anche un contributo per le prossime generazioni. Le difficoltà non mancano, ma bisogna pensare positivo e affrontare con coraggio il futuro”.

Quale è la percezione odierna sulla scena internazionale dei vini prodotti in Abruzzo?

“L’Abruzzo e i suoi vini stanno crescendo molto sulla sfera internazionale, ma si può e si deve fare ancora tanto. L’agricoltura resta da sempre il “volano” di questa regione, vero motore dell’economia. Un territorio che non investe sull’agricoltura non ha senso di esistere, ma c’è bisogno che le istituzioni ci diano fiducia e stimoli per poter andare avanti. Si deve valorizzare il “made in Abruzzo” con progetti a lungo termine. Gli individualismi non portano lontano”.

Che criticità ci sono oggi, dove e in cosa si può migliorare per far crescere a livello di immagine e commerciale il settore vitivinicolo abruzzese?

“Il mondo del vino in futuro sarà sempre più competitivo e ci saranno nuove sfide da affrontare. Quella più difficile è sicuramente rappresentata dal climate change, che dovremo combattere adattandoci e probabilmente anche piantando nuovi vitigni. Oggi la sfida maggiore per le aziende è rappresentata dalla transizione energetica, nei prossimi anni sarà determinante soprattutto la gestione delle risorse idriche. I bilanci energetici e idrici sposteranno la viticoltura e i relativi investimenti e ci saranno nuovi territori, non ancora individuati, con meravigliosi vini da raccontare. I vini inoltre cambieranno perché cambieranno le nostre abitudini. Le generazioni future ci chiedono di essere più green e sostenibili e questo è un nostro dovere nei loro confronti. Ci sarà bisogno di pratiche agronomiche innovative, miglioramenti ed efficienza. La filosofia che ci dovrà guidare nei prossimi anni è quella del “less is more”, in agricoltura e non solo. Sarà un bene per la Terra ma anche per noi. Riducendo sprechi e sperperi si arriverà a un nuovo equilibrio e daremo più valore al nostro tempo, che sarà utilizzato meglio per coltivare l’amicizia e l’amore verso noi stessi e verso gli altri. Penso che l’immagine futura dei vini abruzzesi sia legata alla territorialità e all’unicità, è necessario far conoscere le diversità tra i territori e l’autenticità di ogni parte dell’Abruzzo”.

A un giovane produttore, cosa consiglierebbe come visione-guida per la propria impresa e la propria filosofia produttiva?

“Ai ragazzi non soltanto consiglierei di amare questo lavoro ma anche di avere tanta passione per superare le fatiche quotidiane. Come la frustrazione di un’annata andata male, lo sconforto di un prodotto poco apprezzato o di un’iniziativa non realizzata. È necessario mantenere il proprio entusiasmo nella spinta quotidiana e lavorare per migliorarsi nel produrre delle uve straordinarie, come diceva Gianni, perché solo così si può sperare di fare “vini decenti”.

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